martedì 6 settembre 2011

Gladys poco più che ventenne,abbandonata troppo in fretta da un marito e da una madre che vedevano in lei soltanto un impiccio,a poco a poco aveva anche raggiunto qualche traguardo. Galdys si era persa dentro il fluire dei suoi pensieri senza neppure accorgersi di aver finito il caffellatte da un pezzo. Mamma Della non aveva mai smesso di urlare,di insultarla,di schiacciarla sotto il peso delle sue responsabilità. Ma lei tutta presa da quei pochi ricordi che la sua squallida vita le aveva fatto vivere,non l'aveva neppure ascoltata. Aveva solo voglia di sdraiarsi. Faceva caldo,aveva la schiena a pezzi e le gambe gonfie. Radunò le sue ultime energie. "Fuoriiiii"" incominciò a urlare. "Vattene da qui. Una volta per tutte. Sei capace di andare a farti fottere?E' una vita che ti sei dimenticata di me. Vai fuori di quiiiii".
Della era sbigottita:si sentì trascinare fuori dalla porta da braccia e mani così forti che contrastavano con l'apparente fragilità di sua figlia.
Non riusciva neppure a detestarla. Era un tale fallimento ai suoi occhi che preferiva provare nei suoi confronti alcun tipo di sentimento.
Il rumore della porta sbattuta con violenza alle sue spalle per Gladys fu una vera liberazione. Finalmente poteva andare a sdraiarsi. Rimanevamo motagne di piatti da lavare,quintali di muffa e polvere da spazzar via,non sarebbe bastata una vita per dare alla sua stamberga un'aria decente. Ma quelle due stanze malconcie erano le sue e di nessun altro. Era affezionata alla sua tana. Nella penombra che due persiane sgangherate erano in grado di offrire alla camera da letto,sdraiata sotto un rumoroso ventilatore a pale,Gladys pensava al futuro.
"Sarai una gran figlia" ripeteva tra sè a voce alta,accarezzandosi la pancia ormai ingombrante,quasi a volersi convincere di un domani tutto in salita.
"Sarai bellissima,sarai l'orgoglio di tua madre e imparerai presto a usarli quei bastardi degli uomini e a non farti usare solo da loro. Oh,te lo insegnerà la tua mamma" diceva,asciugandosi le lacrime.che avrebbe voluto terribilmente ricacciare dentro di sè. "Imparerai da me a dire di no,a tenerli sulla lama de rasoio. Ma soprattutto,figlia mia,imparerai a scegliere. Cosa che questo straccio di madre non ha mai imparato a fare".
A quella creatura eccezzionale mancava solo un nome ci pensava da mesi e non era ancora riuscita a trovarne uno che fosse all'altezza. Vivienne,Rosemary,Nancy...nessuno la convinceva. Ma quella sera fu come illuminata. "Ma certo,tesoro mio" disse ad alta voce con un lampo negli occhi. "Ti chiamerai come la Talmadge,la mia attrice preferita. Ha fatto film meravigliosi lei. E poi la sua vita assomiglia tanto alla nostra:anche lei è stata abbandonata fin da piccola da un padre alcolizzato e violento. Proprio come farò io con te. Oggi lei è una delle donne più affascinanti,ricche e invidiate d'America. Ti chiamerai Norma. Norma Jeane. E sarai la mia consolazione".....
....."Se non fosse per questo bambino che si agita dentro di me,preferirei non essere neanche ventuta al mondo" borbottò a bassa voce Gladys,mentre sorseggiava la sua tazza di caffè bollente,incurante dello strazio di sua madre che le perforava le orecchie.
Aveva ragione. Dopo la scomparsa del padre,aveva cercato con tutte le sue forze di trovare fra le braccia di altri uomini lo stesso calore,lo stesso affetto. Ma invano. Eppure,piano piano lei nel corso di quegli ultimi anni era riuscita a leccarsi da sola le ferite e ricostruire faticosamente pezzo per pezzo quel che restava della sua vita. Oh,certo sua madre non aveva mosso un dito. Della,anzi,subito dopo il ricovero del marito in manicomio,non aveva esitato a fare gli occhi dolci a un ricco uomo d'affari,che l'aveva sposata in fretta e furia. In fondo era quello che aveva sempre desiderato:liberarsi di un passato ingombrante e ricominciare a essere la bella donna che era,facendosi ammirare dagli uomini affascinanti e danarosi....
Quella mattina andava tutto storto. Perfino la caffettiera non ne voleva sapere di fare il suo dovere:gorgogliava da più di cinque minuti,ma nel caffè neppure l'ombra. Di lì a poco sarebbe scoppiato tutto. La cucina a gas cadeva a pezzi e aveva un aspetto desolante:il bricco del latte aveva debordato,riempiendo di schiuma bianca e appiccicosa il piano cottura. Le macchie di unto del formanggio abbrustolito la sera prima erano schizzate come schegge impazzite sulla tappezzeria ammuffita. Ci avrebbe impeigato due anni a farle sparire. Per non parlare del pavimento:aveva rischiato di rompersi l'osso del collo e allora si che sarebbero iniziati i guai. Era scivolata sulla pipì di Jack.il bastardino che aveva trovato in strada tornando dal lavoro e che non aveva ancora imparato a fare i bisogni sul prato dei vicini. Per giunta faceva un caldo infernale nonstante fosse soltanto metà maggio.
"Questo è uno di quei giorni in cui avrei fatto meglio a restarmene a letto" bofonchiò tra sè Gladys,accarezzandosi il pancione con una mano e asciugandosi il sudore con l'altra.
Quella era la sua terza volta:ma sarebbe stato tutto diverso,ne era sicura.
Robert e Berniece,i suoi primi due figli,se li era portati via quel bastardo del suo ex marito,John;glieli aveva rapiti quando si erano separati.....
Quanod quelle immagini non ritornavano nei suoi incubi quotidiani,ci pensava sua madre Della a ricordare il fallimento di donna che era. E quella mattina,quella maledetta mattina del bricco e della caffettiera fuori uso,mamma Della si era presentata di buon'ora alla sua porta di casa.....

MARILYN MONROE....Vivere E Morire D'Amore....Era Questa La Sua Condanna:Essere Nata Per Amare Ed Essere Incapace Di Farlo.

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