giovedì 16 giugno 2011

Carmilla

Una somiglianza straordinaria

Quella sera arrivo il malinconico figlio del pulitore di quadri,un giovanotto dalla faccia scura,con un cavallo e due grosse casse che contenevano diversi quadri. Quando arrivò creò nel nostro isolato castello una grande sensazione. Le casse vennero depositate nell'ingresso,mentre la servitù si impossessò del giovane fino a quando non ebbe finito la cena. poi,con degli assistenti,armato di martello e scalpello e cacciavite,tornò all'ingresso,dove ci eravamo tutti assiepati per assistere all'apertura delle casse.
Carmilla sedeva in silenzio mentre,uno dopo l'altro,emergevano dalle casse vecchi quadri,quasi tutti ritratti che mio padre aveva fatto pulire e risistemare.
Mio padre aveva una lista in mano che consultava a ogni quadro che il restauratore tirava fuori dalla cassa. Non so se quei dipinti avessero valore,ma so che erano molto antichi e alcuni erano anche curiosi. Avevano,nella maggior parte dei casi,il merito di essere come nuovi ai miei occhi; infatti il fumo e la polvere lasciati dal tempo li avevano quasi obliterati dalle tele.
"C'è un quadro che non ho ancora visto", disse mio padre.
"In un angolo in alto ci sono un nome, "Marcia Karnestein", se ho letto bene,e la data, 1698;sono curioso di vedere com'è diventato ora".
Lo ricordavo anche io; era un quadro molto piccolo, di nemmeno mezzo metro, quasi quadrato, senza cornice; era così annerito dal tempo che non avevo mai visto cosa rappresentava.
L'artista lo prese con evidente orgoglio. Era bellissimo; sbalorditivo,sembrava vivo. E rappresentava Carmilla!
"Carmilla, mia cara, qui c'è un vero miracolo! Eccoti qui, in questo quadro, viva, sorridente, pronta per parlare. Non è bella,papà? E guarda, c'è anche il piccolo neo sulla gola."
Mio padre rise e disse : "E' davvero una somiglianza straordinaria", ma poi passò ad altro e con mia grade sorpresa rimase poco colpito dal fatto. Continuò a dialogare con il restauratore, mentre io ero sempre più sbalordita e continuavo a fissare il quadro.
"Mi lasci appendere questo quadro in camera mia, papà?", chiesi.
"Ma certo, cara",rispose lui sorridendo. "Sono contento che ti piaccia tanto. In effetti è più bello di quanto immaginassi io stesso."
Carmilla non sembrava essersi resa conto del fatto, e sembrava non aver sentito le nostre parole. Era seduta sulla sedia e i suoi begli occhi mi contemplavano languidi da dietro le lunghe ciglia. Sorrideva come rapita,in estasi.
"Ora si può leggere con chiarezza il nome scritto nell'angolo in alto. Non è Marcia; sembra che sia stato dipinto in oro. Il nome è Mircalla, contessa Karnstein. C'è una coroncina copra il nome e la data è 1698. Io discendo dai Karnstein da parte di madre."
"Ah!", esclamò lei con voce languida, "credo di esserlo anch'io, ma una discendente molto alla lontana. Ci sono ancora dei Karnstein viventi?"
"Nessuno che ne porti il nome,credo. La famiglia andò in rovina durante una qualche guerra civile molto tempo fa. Le rovine del castello sono a meno di cinquanta chilometri da qui."
"Molto interessante", disse lei languidamente. "Ma guarda che bella luna!". Sbirciò attraverso la porta d'ingresso, che era accostata. "Sarebbe bello fare una passeggiata nel cortile, e guardare la strada e il fiume."
"E' come la notte in cui sei arrivata", dissi io.
Lei sosprirò, sorridendo.
Poi si alzò e, allacciate per la vita, uscimmo.

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