giovedì 16 giugno 2011

Carmilla

Il sogno
 
Quella notte feci unsogno che segnò l'inizio di un'agonia molto singolare.
Non posso definirlo un incubo perchè ero conscia di essere addormetata. Sapevo anche di essere in camera mia, nel mio letto, dove in effetti ero. Infatti, vidi, o immaginai di vedere, la stanza e i mobili come li avevo visti prima di chiudere gli occhi; era tutto molto buio e intravidi qualcosa che si muoveva ai piedi del letto, che non riuscii a distinguere bene in primo momento. Ma poi vidi che era un grosso animale nero, simile a un gatto mostruoso. Poteva essere lungo circa un metro e mezzo o anche di più, perchè copriva tutto il tappeto passandovi sopra. Continuava ad andare avnti e indietro con l'agilità sinistra di una bestia chiusa in gabbia. Non riuscii a gridare anche se, come potete immaginare, ero terrorizzata. Il passo della belva si faceva sempre più veloce e la stanza sempre più nera; alla fine le tenebre erano tanto fitte che non riuscivo a vedere altro che i suoi occhi. Sentii che l'animale balzava con agilità sul letto. I suoi due grossi occhi si avvicinarono al mio viso e all'improvviso avvertii un dolore acuto, come se due grossi aghi, distant l'uno dall'altro pochi centimetri, mi penetrassero nel petto. Mi svegliai con un grido. La stanza era illuminata dalla solita candela che bruciava tutta la notte. Vidi una figura femminile ai piedi del letto, sulla destra. Indossava un lungo vestito nero. I capelli erano sciolti e le ricadevano sulle spalle. Un masso non sarebbe potuto essere più immobile. Non sembrava nemmeno che la figura respirasse. Poi, mentre la fissavo, cambiò posizione e si mosse verso la porta. Quando la raggiunse, l'aprì e se ne andò.
Ora mi sentivo più sollevata e ricominciai a respirare. Per prima cosa pensai che Carmilla avesse voluto farmi uno scherzo e di aver dimenticato di chiudere la porta a chiave. Mi affrettai a controllare, ma la porta era chiusa dall'interno, come al solito.
Avevo paura di aprirla...ero terrorizzata. Mi precipitai a letto e nascosi la testa sotto le coperte, giacendo lì più morta che viva fino alla mattina seguente.

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