lunedì 13 giugno 2011

Carmilla

Un'ospite
Mi accingo ora a raccontarvi qualcosa di così strano che ci vorrà tutta la vostra fiducia nella mia sincerità per crederci.
Era una dolce sera d'estate e mio padre mi aveva chiesto,come faceva spesso,di accompagnarlo in una passeggiata lungo la splendida foresta,che,come ho detto,circondava il nostro castello.
"Il Generale non potrà venire da noi presto come avevo sperato",mi disse mio padre mentre ci incamminavamo.
Avrebbe dovuto portare con se sua nipote e pupilla.
"La poverina è morta",mi disse mio padre. "Mi sono ricordato di non avertelo ancora detto,m non eri in camera tua quando ho ricevuto la lettere del Generale."
Ne fui molto sconvolta.
"Ecco qui la lettera del Generale",disse mio padre,porgendomi un foglio. "Temo che sia grandemente addolorato; mi sembra che la lettera sia stata scritta da un uomo sull'orlo della follia."
Ci sedemmo su una rozza panchina,sotto un gruppo di magnifici tigli.
Il sole stava tramontando in tutto il suo malinconico splendore dietro quel bucolico orizzonte, e il ruscello che scorre accanto alla nostra casa passando sotto il vecchio ponte che ho menzionato, lambiva gli alberi, quasi ai nostri piedi, riflettendo nelle sue acque il colore acceso del cielo.
La lettera del Generale era così straordinaria, così veemente e in certi punti così straordinaria,che la lessi due volte; ancora non riuscivo a capirla;potevo solo immaginare che il dolore avesse sconvolto la mente del Generale.
Il sole ora sceso ormai, ed era buio quando restituii la lettera a mio padre.
Era una bella sera luminosa e indugiammo a parlare del possibile significato delle veementi parole del Generale che avevo appena letto.
Dovevamo percorrere più di un chilometro per raggiungere la strada che passava davanti al castello e nel frattempo la luna si era alzata luminosa nel cielo.
Sul ponte levatoio incontrammo la signora Perrodon e la signorina De Lafontaine, che erano uscite senza cappello a godersi quella bellissima luna piena.
Sentimmo le loro voci parlare con animosità mentre ci avvicinavamo.
Le raggiungemmo sul ponte e ci voltammo per ammirare insieme lo splendido panorama.
Davanti a noi si stendeva la radura che avevamo appena percorso.
Alla nostra sinistra il piccolo sentiero si inoltrava nel folto degli alberi maestosi sparendo presto alla vista.
Alla nostra destra lo stesso sentiero passava sul pittoresco ponte,accanto alla torre in rovina,che un tempo doveva sorvegliare il passaggio; dietro il ponte si innalzava una collina coperta di alberi, e sotto la luce della luna luccicavano delle pietre coperte d'edera.
All'orizzonte si stava addensando una leggera nebbiolina che sembrava avvolgere il panorama in un velo trasparente: qua e là potevamo vedere i bagliori riflessi dall'acqua del ruscello.
Non si poteva immaginare uno spettacolo più dolce e più bello.
Le notizie che avevo appena ricevuto lo rendevano malinconico, ma nulla poteva turbare la sua profonda serenità e l'incantata gloria e vaghezza dell'orizzonte.
Non ricordo il resto, ma sento come sopra di noi incombesse una grande sciagura.
Suppongo che la dolente lettera del Generale abbia qualcosa a che fare con questa sensazione.....

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