giovedì 16 giugno 2011

Carmilla

Una momentanea energia
 

In silenzio, lentamente, ci avviammo verso il ponte, dove davanti a noi si apriva un magnifico paesaggio. "E così stavi pensando alla sera in cui sono arrivata", disse lei, quasi in un sospiro. "Sei contenta che sia venuta?"
"Felicissima , mai cara Carmilla", risposi io.
"E hai chiesto di avere il ritratto di quella donna che mi assomiglia per appenderlo nella tua camera", mormorò con un sospiro, cingendomi ancora più forte alla vita e posando la sua graziosa testolina sulla mia spalla.
"Come sei romantica,Carmilla", dissi io. "Quando mi racconterai la tua storia sarà come ascoltare un grande romanzo."
Lei mi baciò senza parlare.
"Io sono sicura,Carmilla; che tu sei innamorata. Devi avere un amore nel cuore, anche in questo momento."
"Non sono mai stata innamorata di nessuno e mai lo sarò", sussurrò lei, "a meno che non si tratti di te."
Com'era bella alla luce della luna! Timido e strano era il suo sguardo quando, in fretta, nascose il viso contro il mio collo, affondando tra i miei capelli, con profondi sospiri che sembravano singhiozzi, stringendomi la mano nella sua, che tremava.
Sentivo la sua morbida guancia ardere contro la mia.
"Cara,cara", mormorò, " io vivo in te; e tu morirai per me, perchè io ti amo così tanto!"
La guardai sbalordita.
Mi fissava con uno sguardo di fuoco; tutto il resto non esisteva più, il suo viso era pallido e apatico.
"Non senti freddo nell'aria, mia cara?", disse con voce soave.
"Io ho quasi i brividi; ho forse sognato? Rientriamo. Andiamo, andiamo, torniamo in casa."
"Tu sembri malata,Carmilla; sei molto pallida. Dovresti bere del vino", le dissi.
"Si, ne berrò. Ora mi sento meglio. Starò benissimo in pochi minuti. Si, per favore, dammi del vino", disse Carmilla mentre ci avvicinavamo alla porta d0ingresso. "Restiamo ancora un attimo a guardare; è l'ultima volta, forse, che posso guardare la luna con te."
"Come ti senti ora, cara Carmilla? Stai davvero meglio?", le chiesi.
Cominciavo ad allarmarmi, a temere che fosse stata colpita da quella strana epidemia che dicevano aveva invaso la nostra terra.
"Papà si preoccuperebbe oltre misura", aggiunsi, "se sapesse che sei stata malata e non ce l'hai detto. Abbiamo un dottore molto bravo; l'hai visto anche oggi, quando è venuto a parlare con mio padre."
"Sono certa che è molto bravo e so quanto tutti voi siate gentili. Ma, mia cara, ora io sto davvero meglio. Non c'è nulla che non va in me,solo una certa debolezza. La gente dice che sono languida ed è vero, non posso muovermi molto; le mie camminate possono durare quanto quelle di un bambino di tre anni; ogni tanto , poi, le mie poche forze mi abbandonano, e allora mi accade come questa sera. Ma dopo queste crisi torno quella di prima; in un attimo sono di nuovo me stessa. Vedi come mi sono ripresa!"
In effetti ora stava meglio; chiaccherammo a lungo e lei sembrava molto animata.
La serata trascorse senza alcun accenno a quelle che io chiamavo le sue "infatuazioni", cioè quei suoi folli discorsi e quegli sguardi che mi mettevano in imbarazzo e mi spaventavano.
Ma quella notte accadde qualcosa che diede un nuovo corso ai mie pensieri e che sembrò indurre nella languida natura di Carmilla una momentanea energia.

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