giovedì 16 giugno 2011

Carmilla

Deperimento
 Sarebbe inutile tentare di spiegare l'orrore con cui, anche ora, ripenso a quella notte. Non era un terrore transitorio, come quelli che seguono i sogni. Era una paura che sembrava diventare più forte via via che il tempo passava. La stanza e perfino i mobili sembravano intrisi di terrore, dopo quell'apparizione.
Il giorno seguente non sopportai di restare da sola nemmeno per un minuto.
L'avrei detto a papà, ma avevo due buone ragioni, anche se opposte, per non farlo. Da una parte pensavo che avrebbe riso della mia storia e non avrei mai sopportato che mi predesse in giro; dall'altra temenvo che si sarebbe spaventato, immaginando che ero stata colpita dalla misteriosa malattia che aveva invaso la nostra contea. Io non avevo dubbi in proposito e, visto che ultimamente era stato malato, temevo di spaventarlo troppo.
Mi sfogai con le mie comprensive compagne,la signora Perrodon e la signorina De Lafontaine. Entrambe capirono che ero nervosa e depressa e alla fine raccontai loro quello che mi pesava sul cuore.
La signorina rise, ma mi sembrò che la signora Perrodon mi guardasse ansiosa.
"A proposito", disse la signorina ridendo, " il lungo sentiero costeggiato dai cedri, quello dietro la finestra della camera di Carmilla, è abitato da spettri."
"Che sciocchezza!", esclamò la signora Perrodon, che evidentemente riteneva quella osservazione poco opportuna. "Chi te l'ha detto,mia cara?"
"Martin ha detto che è venuto due volte, verso sera, per riparare il vecchio cancello sul cortile, e che per due volte ha visto la stessa figura femminile camminare lungo quel sentiero."
"Non mi sembra tanto strano,visto che ci sono sempre le mucche da mungere sui prati che costeggiano il fiume", commentò l'altra.
"Lo so; ma Martin era spaventato e non ho mai visto nessuno così spaventato."
"Non bisogna dire niente a Carmilla perchè dalla fienestra della sua camera si vede quel sentiero", mi intromisi io, " e lei è ancora più paurosa di me, se questo è possibile."
Quel giorno Carmilla scese molto più tardi del solito.
"Ho avuto così tanta paura questa notte!", disse non appena fummo insieme. "Sono certa che avrei visto qualcosa di terribile se non fosse stato per il portafortuna che abbiamo comprato da quel saltimbanco che ho coperto di insulti. Ho sognato che qualcosa di nero saliva sul mio letto e mi sono svegliata terrorizzata. Per alcuni seondi ho davvero creduto di vedere una figura nera accanto al camino, ma poi ho cercato il portafortuna che tengo sotto al cuscino e nel momenot in cui l'ho toccato, la figura è scomparsa. Sono certa che se non l'avessi avuto accanto, avrei visto qualcosa di terrificante che avrebbe potuto anche farmi del male, come a quelle povere persone."
"Ora ascolta me", dissi, e le raccontai la avventura, che lei ascoltò con uno sguardo pieno di orrore.
"Avevi accanto a te il portafortuna?", mi chiese con fervore.
"No,l'avevo messo nel vaso cinese nella sala, ma questa notte lo porterò di certo con me, visto che tu hai così tanta fiducia in lui."
Anche a distanza di tanto tempo non so dirvi, e non capisco nemmeno io, come quella sera riuscissi a superare il mio terrore e ad andare a letto da sola nella mia camera. Ricordo di aver messo il portafortuna sotto il cuscino. Mi addormentai all'improvviso e dormii profondamente per tutta la notte.
La notte seguente trascorse ugualmente tranquilla. Il mio sonno era profondo e senza sogni. Ma mi svegliavo sempre con un senso di spossatezza e malinconia, che tuttavia non arrivava a livelli preoccupanti.
Per alcune notti dormii profondamente; ma tutte le mattina sentivo la stessa stanchezza e un languore che mi opprimeva per tutto il giorno. Mi sentivo cambiata. Una strana malinconia incombeva su di me, una malinconia che non riuscivo a scrollarmi di dosso. Cominciai a nutrire vaghi pensieri di morte; la sola idea stava prendendo possesso di me, in modo gentile e, in un certo senso, piacevole. Era un'idea triste, ma insinuava in me una sensazione dolce. Qualunque cosa fosse, la mia anima ne era soggiogata.
Non avrei mai ammesso di essere malata, non avrei mai parlato con mio padre o permesso che il dottore mi visitasse.
Carmilla divenne più affettuosa ancora nei miei confronti e suoi strani parossismi di languida adorazione per me divennero più frequenti.

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