mercoledì 22 dicembre 2010

Me ne stavo lì ferma;passò un uomo,si toccò il cappello,e poi si voltò.
Non mi ero mossa,sempre con l'orologio della zia - l'unica cosa che Charlie mi aveva lasciato - e d'un tratto nel mio cervello dovette prodursi una sorta di contatto.
Il sorriso di quell'uomo,il fatto che si fosse toccato il cappello,e l'orologio che mia zia aveva ricevuto dai Flegel che gestivano un casino a Saint Louis.
Non so cosa avrebbe fatto un?altra ragazza,ma penso che il 99% sarebbe andata al banco dell'ebreo e avrebbe impegnato l'orologio.
Io decisi di cercare la casa dei Flegel,dove aveva lavorato la zia,e chieder aiuto a loro - sempre se non avesse mentito dicendomi che era stata una puttana di alto bordo in quella casa.
Non sono in grado di dare una spiegazione veramente razionale alla mia decisione.
Ho sempre seguito i miei istinti e se qualche volta mi hanno cacciato nei guai,il più delle volte si sono dimostrati giusti,come la pioggia in primavera.
Non ho mai avuto nessuna passione per chiromanzia,per le predizioni col tè,o guardando una palla di cristallo,ma vi sono alcune cose che non posso spiegare,come 2+2 fa 4;e a volte mi sembra di essere spinta a far le cose da un'altra me stessa,che se ne sta in disparte,fuori portata,e mi dice :"Forza". 
<Tratto da "Le memorie di una Maitresse Americaan> di Nell Kimbal

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